Eletti SNP - Elezioni UK 2015

Elezioni UK 2015: un’analisi dei flussi elettorali in Scozia

Su The Teller.it trovate una mia intervista in merito alle ragioni del successo dello Scottish National Party nelle recenti elezioni UK 2015.
Da 6 seggi conquistati nel 2010, i nazionalisti scozzesi sono passati a 56 seggi (sui 59 disponibili in Scozia) in questa tornata elettorale.

Qua vorrei proporre un’ulteriore analisi relativa ai flussi elettorali.
La sconfitta dei laburisti è stata evidente (hanno perso 40 seggi in Scozia), ma è forse una spiegazione parziale di quanto avvenuto in terra scozzese.

L’avvertenza spero sia chiara: il sistema uninominale britannico ci pone dei limiti non trascurabili ogni volta che proviamo ad analizzare dei dati che riguardino l’intera nazione. Non è detto, infatti, che un aumento della percentuale totale di voti conquistati si traduca in conseguenze politiche, essendo i candidati eletti su singolo collegio e non in relazione al risultato della loro lista su base nazionale ed essendo i collegi di dimensioni differenti.

L’analisi parte da alcuni presupposti ricavati dalla mappa interattiva del Guardian:

– l’SNP ha guadagnato voti in tutti i collegi;
– i laburisti e i libdem hanno perso voti in pressoché tutti i collegi;
– i conservatori scozzesi hanno guadagnato in alcuni collegi e perso in altri.

Dobbiamo però forzare la supposizione che le dimensioni di questi seggi non siano del tutto dissimili, in modo da poter tentare di trattare il risultato nazionale nel suo complesso e non dover scendere qua nel dettaglio delle differenze demografiche.

La differenza dei voti raccolti dall’SNP tra il 2010 e il 2015 è di quasi un milione. 491,386 voti ottenuti nel 2010 contro il 1,454,436 del 2015.

Il partito Laburista ha perso tutto sommato “solo” 300mila voti, passando dal 1,035,528 voti del 2010 ai 707,147 del 2015.

L’altro risultato negativo è stato quello dei liberal democratici (prevedibile: in campagna referendaria scrivevo che avrebbero potuto riprendersi solo con un posizione davvero libertaria sul tema del referendum). Sono passati da 465,471 voti a 219,675 voti, dimezzando il loro consenso.

Abbastanza stabile, invece, il partito conservatore: 434,097 voti nel 2015 contro i 412,855 del 2010. Ha perso però qualcosa nella media di voti per singolo candidato.

Quel milione di voti guadagnati dall’SNP dobbiamo ipotizzare sia stato rubato almeno in parte ai laburisti (che ne hanno persi 300 mila) e in parte ai libdem (che ne hanno persi 200 mila).
Anche nell’ipotesi che i nazionalisti scozzesi siano riusciti ad assorbire questi 500 mila voti provenienti da altre fazioni politiche, rimangono però 500 mila voti “nuovi” sul mercato elettorale.
Dobbiamo quindi guardare il risultato relativo all’affluenza, passata dal 63,8% del 2010 al 71,1% del 2015.
Una differenza di… 500 mila votanti! 2,910,465 nel 2015 contro i 2,465,722 del 2010.

Possiamo quindi dire che lo Scottish National Party ha riportato gli elettori alle urne?
Sulla scia di quanto avvenuto al referendum 2014, questi dati sembrano confermare il rinvigorimento della partecipazione politica e la retorica diffusissima tra gli elettori dell’SNP del “finalmente sento che il mio voto conta“.
Si tratta, tra l’altro, dell’affluenza elettorale più alta in Scozia dalle elezioni del 1997 (che segnarono la morte pressoché definitiva dei Conservatori scozzesi, che persero tutti i loro seggi).

Insomma, in questo momento storico, l’SNP sembra essere un partito in grado di mobilitare gli elettori, anche riportando al centro il tema della devolution e mettendo a lato quello dell’indipendenza.
Su quest’ultimo punto poi, l’ubriacatura di entusiasmo dei partiti indipendentisti sud europei e dei sostenitori di un nuovo referendum forse dovrebbe trovare un freno.
Anche supponendo che tutti gli elettori dell’SNP siano in questo momento favorevoli all’indipendenza, il partito non raggiunge nemmeno stavolta il 50%, fermandosi al 49,97% dei voti. Un ipotetico referendum sarebbe di nuovo perso (anche considerando la manciata di voti ottenuta, invece, dai Socialisti Scozzesi).
Ovviamente si tratta di un’ipotesi forzatissima, anche per la differente affluenza alle urne tra referendum 2014 e elezioni 2015 e la miriade di altri fattori che possono entrare in gioco nella campagna referendaria sull’indipendenza.

Attenzione quindi all’illusione ottica: le meraviglie del sistema britannico (che io, tra l’altro, trovo divertentissimo) permettono di ottenere col 49,97% dei voti il 95% dei seggi.

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