General Elections 2017: la caduta degli dei?

Dopo appena 2 anni ci ritroviamo a commentare una nuova tornata di Elezioni Generali in UK.
In due anni è successo più o meno di tutto e le conseguenze elettorali del mega caos Brexit non si sono fatte attendere, anche in Scozia dove l’SNP tenta di comporre un puzzle difficile tra Europa, indipendenza e responsabilità di governo.

Rispetto al clamoroso risultato del 2015 non si poteva che peggiorare. Frutto di una crescita di militanza senza pari e della crisi dei partiti unionisti, i nazionalisti scozzesi avevano praticamente fatto cappotto mandando a Westminster 56 rappresentanti sui 59 eletti in Scozia, conquistando quasi la metà dei suffragi.
Un risultato fantastico (o, a seconda dei punti di vista, preoccupante) se si pensa che fino a quel momento il numero massimo di eletti per il partito scozzese nel Parlamento UK era stato di 11 nel 1974.

Il risultato di giovedì è quindi il secondo miglior risultato di sempre: l’SNP manda a Londra 35 rappresentanti e rimane primo partito in Scozia. Lo fa però perdendo 21 seggi e passando da un complessivo 49% circa di voti al 36,5%: quasi 500mila voti in meno.
La tornata vede anche le sconfitte clamorose di alcuni pezzi grossi del partito: l’ex leader Alex Salmond, il portavoce del partito nella Camera dei Comuni Angus Robertson e la sua vice Tasmina Ahmed-Sheikh (non avendola mai sopportata, ne gioisco un po’ 🙂).

scozia_elezioni_2017

Il tutto in un quadro in cui l’affluenza al voto è in Scozia calata dal 71,1% al 66,4% (circa 260mila votanti in meno, abbastanza equamente divisi in tutte le constituencies).

Che ci fosse un calo nei consensi dell’SNP era inevitabile ma forse non nella misura in cui si è poi effettivamente verificato.

 

I TORIES

Continua il buon momento del Partito Conservatore.
Già nelle elezioni del Parlamento Scozzese (2016) e in quelle recenti locali i Tories si erano affermati come secondo partito (spernacchiando il Labour).
Sono loro a guadagnare parte dei seggi persi dall’SNP, passando da 1 a 13 MPs e registrando una crescita di circa 300mila voti (+13,7%).
Numeri clamorosi per un partito che nel dopo Thatcher era diventato praticamente inesistente al di sopra del vallo di Adriano.

Se cerchiamo una correlazione tra il voto ai Conservatori e la distribuzione del voto nei due referendum (per l’indipendenza nel 2014, per l’uscita dall’UE nel 2016), con le dovute cautele del caso (le constituencies sono disegnate in maniera in parte differente), troviamo un parallelo interessante tra il NO all’indipendenza e il voto al partito unionista per eccellenza.

Si tratta infatti delle aree in cui il NO aveva ottenuto oltre il 55% dei suffragi, in alcuni casi oltre il 60%. Insomma, posti in cui di un IndyRef2 è meglio non parlare.

Meno evidente è il legame con il voto LEAVE/REMAIN, considerato che in aree come l’East Renfrewshire il LEAVE si era fermato ad appena il 25,7% ma i Conservatori passano da terzi a primo partito (il NO all’indipendenza era stato qui al 63,19%).

Interessante anche notare come le spese elettorali dei Conservatori in Scozia siano triplicate negli ultimi anni.
Il dato del 2017 non è ancora pubblico, ma se confrontiamo i £275,000 spesi nelle elezioni del Parlamento scozzese nel 2011 e i £978,921.07 spesi nelle stesse elezioni nel 2016, l’incremento non lascia dubbi circa le intenzioni del partito guidato da Ruth Davidson che, approfittando della marginalità del Labour nel quadro scozzese attuale, si è imposto come punto di riferimento per l’area unionista.

 

IL LABOUR

Anche i Laburisti guadagnano voti, più in termini percentuali (+2,8%) e in seggi (passano da 1 a 7) che non nel numero assoluto di suffragi (da 707mila a 717mila). Si può quindi dire che tutto sommato l’SNP regga all’avanzata a sinistra del partito di Corbyn.

Dove vince il Labour non stravince: Kirkcaldy & Cowdenbeath è vinta per lo 0.5% contro l’SNP, così anche Rutherglen & Hamilton West, Glasgow North East per lo 0.7%.
Va meglio in Midlothian (+2% rispetto all’SNP), East Lothian (+5.5%), Coatbridge, Chryston & Bellshill (+3.5%) e soprattutto a Edimburgo Sud, dove Ian Murray ottiene un gran successo personale, stravincendo col 54,9%.

Son tutte aree dove il Labour si fa trovare pronto rispetto al tracollo dell’SNP (che perde in questi seggi dal 12 al 17,5% rispetto al 2015), ma in cui il Labour già partiva da una base abbastanza consistente: se escludiamo Edimburgo Sud, guadagna dal 3 al 9.5%.
Anche in queste aree la risalita dei Conservatori è notevole (tra l’8% e il 13.5%, escludendo Edimburgo Sud dove comunque guadagnano un 2.2%).

 

I LIBDEM

I LibDem non sono da meno e beneficiano di un leggero incremento riprendendosi collegi già nelle loro mani prima del 2015: Edinburgh West, Dunbartonshire East, Caithness, Sutherland and Easter Ross, oltre che mantenendo la roccaforte nelle isole Orkney e Shetland.

 

fife north east

Divertente (per noi matti) il conteggio a Fife North East dove i LibDem perdono per appena 2 voti contro lo Scottish National Party.

 

L’SNP

Il primo dei nodi al pettine per l’SNP sembra quindi un generale calo di consensi (mai, per la verità, altissimi) rispetto alla convocazione di un secondo referendum per l’indipendenza. Non sapremo mai come avrebbe reagito “la base” (tra l’altro ormai molto vasta ed eterogenea) se il partito avesse tergiversato maggiormente su questo tema, ma di certo c’è una parte degli scozzesi che molto volentieri eviterebbe di andare a votare sull’indipendenza in questo complicato momento storico e geopolitico.
Soprattutto l’SNP paga anche la poca chiarezza rispetto a quando si potrebbe tenere un nuovo referendum, con le trattative sul Brexit per il momento ancora in fase embrionale.
Senza appello è la sconfitta di Alex Salmond, diventato sempre più ingombrante nel partito a guida Sturgeon (una sorta di vecchio zio che non tace mai) e considerato uno dei promotori di un ritorno alle urne referendarie.
Il voto unionista sembra quindi guardare soprattutto ai conservatori, considerati più affidabili su questo fronte e in qualche modo una novità nella dinamica politica scozzese degli ultimi 30 anni.

Scotland_Europe

Da http://whatscotlandthinks.org/

Se il partito regge allo spostamento a sinistra del Labour, è chiara anche una generale richiesta di concentrarsi maggiormente sull’attività di Governo.
Non è escluso che al Labour (oltre che in parte ai Conservatori) stiano guardando anche quegli elettori SNP (stimati dai sondaggi intorno al 36%) che votarono per il Leave.
D’altra parte sembra che le posizioni dell’SNP sul tema Europa abbiano in qualche modo portato allo stallo o a nessun guadagno concreto per la Scozia.

sondaggi_nicola_sturgeon

L’andamento del giudizio sull’operato di Nicola Sturgeon.

Si è anche dibattuto su possibili dimissioni di Nicola Sturgeon. Nella realtà non sembra però esserci nessuno capace di raccoglierne la leadership nel breve periodo.
Sarebbe probabilmente risultata una scelta eccessiva, un’ammissione di sconfitta totale (che poi non vi è stata), ma soprattutto la débâcle di alcuni notabili di partito (su tutti il deputy leader dell’SNP Angus Robertson) non lasciano presagire un futuro roseo dal punto di vista di una cambio di guida.

Insomma, in un complesso contesto politico, il consenso dell’SNP si è “normalizzato”.
Per non perdere ulteriori consensi il partito dovrà rilanciare, ma spingere a questo scopo su un nuovo referendum sembra un boomerang che potrebbe rivelarsi pietra tombale sulle ambizioni indipendentiste. Allo stesso modo, la scelta europeista è giustificata dai numeri del Remain in Scozia, ma l’Europa a ogni costo non piace a un terzo del partito.
Riprendere a concentrarsi “sul buon governo” è una scelta inevitabile considerato l’avanzare di Corbyn a sinistra e la “pausa” elettorale dopo una serie di consultazioni molto ravvicinate.
Riuscirà la Sturgeon a tenere insieme, con coerenza, i vari fronti politici e le diverse aree del partito?

 

P.S.:
per un’idea dello sparpaglio politico di questi ultimi 3 anni, Nicola Sturgeon è praticamente l’unica sopravvissuta dei protagonisti della campagna referendaria che indicavo qua http://www.scotlandthebrave.it/i-protagonisti/

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