La rivincita di Salmond?
Ieri sera è andato in onda il secondo e ultimo dibattito tra Alistair Darling – ex Cancelliere dello Scacchiere, in rappresentanza del NO – e Alex Salmond, Primo Ministro scozzese, sostenitore delle ragioni dell’indipendenza.
Benché il referendum sia previsto per il 18 settembre, già dai prossimi giorni gli elettori che ne hanno fatto richiesta potranno votare via posta. Il dibattito di ieri rappresentava quindi l’ultima occasione “mainstream” per raggiungere questi primi votanti.
L’evento tv è stato seguito da circa 1.5 milioni di scozzesi, alcuni dei quali erano con me all’English-Speaking Union of Scotland, ospitati da un’associazione che porta avanti un’attività molto interessante, promuovendo nelle scuole l’arte della retorica, attraverso l’organizzazione di vere e proprie gare di dibattito tra gli studenti.
Prima dello scontro Salmond vs Darling, è stato quindi organizzato dall’ESU Scotland un dibattito live che ha visto opposti un parlamentare scozzese dell’SNP e uno del partito Conservatore (che – per la cronaca – ha perso abbastanza nettamente, più per incapacità di gestire l'”emozione” che per povertà di argomenti).
Venendo allo scontro trasmesso dalla BBC, al termine del dibattito tutti i giornali e il sondaggio ICM hanno decretato una netta vittoria di Salmond, che pare essersi quindi rifatto rispetto al mezzo flop di qualche settimana fa. In realtà, sul momento a me non è sembrato ci sia stata una superiorità così straripante, ma certamente Darling è risultato più in difficoltà ed è caduto su almeno 3 punti.
Forte dei sondaggi che – persino tra i sostenitori del NO – gli attribuiscono una maggior capacità di difendere gli interessi della Scozia rispetto a quanto propongano gli avversarsi politici di Better Together, Salmond si è presentato al dibattito con una cravatta dalla fantasia caratterizzata da tante piccole bandierine scozzesi.
Ha ribadito la sua volontà di farsi portavoce degli interessi della nazione anche in risposta alle prime accuse di Darling che – sulla scia dell’ultimo dibattito – ha ripreso il tema della questione monetaria (forse persino esagerando, dato che ormai è diventato un vero e proprio tormentone).
Qua Salmond ha più volte ripetuto che ciò che cerca nel referendum è un “mandato” per la difesa degli interessi scozzesi, in modo da poter andare a negoziare con la controparte britannica portando avanti quella che è per lui (e per la commissione di esperti che ha redatto il White Paper sull’indipendenza) l’alternativa migliore per la Scozia: l’unione monetaria con il Regno Unito.
Il Primo Ministro ha poi sostenuto di avere più di un plan B – “ben tre al prezzo di uno” – come la creazione di una moneta propria, magari agganciata al pound con un tasso di cambio fisso o caratterizzata da tasso di cambio variabile, ma si è rifiutato di indicare quale tra queste sia la sua alternativa preferita.
Il politico Labour ha accusato Salmond di mettere a rischio i risparmi degli scozzesi, proponendo un salto nel buio.
A questo punto il leader indipendentista avrebbe forse potuto replicare che lui per primo, in quanto scozzese, non percorrerebbe una strada che possa a mettere a rischio il futuro economico della sua famiglia.
Sia il presentatore del dibattito, sia il leader dell’SNP, hanno poi insistito con Darling per capire se – in caso di vittoria del SI – promuoverà la possibilità di un’unione monetaria o ha già pronto un suo “plan B”.
Il rappresentante del fronte unionista non è riuscito a rispondere: Salmond avrebbe potuto affondare meglio il colpo evidenziando come, nonostante l’avversario sia stato eletto Parlamentare in rappresentanza del collegio Sud-Ovest di Edimburgo, non abbia come primo obiettivo la difesa della volontà degli scozzesi.
Nella concitazione, è comunque riuscito a far dire a Darling che “naturalmente si potrà usare il pound“. Un autogol che ovviamente è oggi oggetto di gran parte dei materiali di Yes Scotland.
Altro momento atteso era l’annunciato scontro sulle privatizzazioni, il welfare e la tutela dell’NHS, il servizio sanitario nazionale. Darling ha accusato Salmond di aver tirato fuori dal cilindro questo tema solo per convenienza politica, dato che negli altri 2 anni di campagna poco si era parlato di welfare e l’accesso gratuito alla sanità non era stato inserito come diritto previsto nella bozza di Costituzione presentata dall’SNP 2 mesi fa.
Salmond è stato però bravo a sfruttare la posizione ambigua di Darling: si allea con i Tories in Better Together ma a Londra il suo partito attacca le loro politiche di austerità (ne avevamo già parlato qua).
L’ex Cancelliere dello Scacchiere non è riuscito a venire fuori dal pantano e ha continuato a ripetere che lui è un politico Labour e non approva le attuali politiche conservatrici, consegnando di fatto la vittoria a Salmond su questo argomento.
In risposta a chi vive questo referendum come un voto a favore o contro Alex Salmond (sopratutto perché la campagna per il SI non è stata in grado di proporre delle leadership parallele o alternative), il Primo Ministro ha rimarcato come, in caso di vittoria nel referendum, le negoziazioni non saranno condotte solo dall’SNP ma da un Team Scotland di cui dovranno far parte tutte le eccellenze scozzesi.
Ha quindi – astutamente – invitato anche Darling a fare parte di questa squadra in difesa degli interessi nazionali.
Il leader dell’SNP ha poi ricordato che nel 2020 ci saranno 200mila bambini poveri in Scozia, non in grado nemmeno di accedere alla banche del cibo e ha chiesto a Darling di elencare 3 nuovi poteri – da conferire al Parlamento Scozzese attraverso la promessa devolution massima – che possano permettere la creazione di nuovi posti di lavoro.
Darling, clamorosamente, non è stato in grado di indicare nemmeno un “nuovo” potere, nonostante l’accordo siglato tra i partiti che si sono opposti all’indipendenza per garantire – dopo il referendum – maggiori poteri alla Scozia.
Sopratutto quest’ultimo punto potrebbe aver smosso qualche indeciso: una grande maggioranza di scozzesi (circa l’80%) è a favore della devolution. Finora le promesse del fronte del NO avevano rassicurato gli elettori sulla possibilità di avere il meglio dei due mondi (più poteri, ma permanenza nell’UK). L’incapacità di Darling di elencarne almeno 3 potrebbe minare la credibilità di Better Together rispetto alla capacità di garantire una maggiore decentralizzazione.
Trovate tutto il dibattito qua.
Lascia un commento