ospedale

Un laburista in ospedale

Mentre tenta di archiviare – con molta fatica – la questione currency, iniziando a ipotizzare l’utilizzo transitorio della sterlina al di fuori di una formale unione monetaria con il Regno Unito, la campagna per il SI sembra aver ritrovato vigore e voti grazie alla preoccupazione diffusa rispetto alle politiche di austerità portate avanti in Gran Bretagna.

Come abbiamo già visto qua, il tema NHS – il servizio sanitario nazionale – sembra essere per YES Scotland la carta più utile per tentare di accrescere il consenso verso l’opzione indipendenza.

Se sulla questione monetaria dal fronte del SI erano piovute accuse verso gli unionisti, tacciati di fare inutile allarmismo e di mentire sull’effettiva possibilità di realizzare l’unione valutaria, ora – al contrario – sono i sostenitori del NO ad agitarsi, rimproverando al SI di raccontare bugie sull’impatto delle privatizzazioni e sulla reale possibilità di garantire l’accesso gratuito al welfare una volta diventati indipendenti.

Strategia (efficace) del SI è il tentativo di far passare il concetto che i tagli alla spesa sanitaria nel Regno Unito:

a) siano inevitabili perché i Tories sono al governo, ci resteranno anche dopo le elezioni del 2015 e comunque – anche vincessero i laburisti – le politiche non cambierebbero poi tanto;

b) si ripercuotano automaticamente sul budget del Governo scozzese destinato alla sanità.

Se sul primo punto la visione è del tutto politica, sul secondo – effettivamente – l’equazione non è così automatica.

La sanità è un ambito in gran parte devoluto, a partire dal 1999.
Le policies attuate dal Governo scozzese sono finanziate dai soldi che la Scozia riceve dall’UK attraverso la formula di Barnett, per la quale ogni aumento o diminuzione di spesa in Inghilterra si riflette in un aumento o diminuzione del budget destinato alle policies devolute nelle altre nazioni del Regno, in proporzione al peso percentuale che la popolazione della nazione X ha sul totale della popolazione UK.

L’intervento sulla spesa in Inghilterra incide però solo sul budget generale destinato alla Scozia, non su quello impiegato negli specifici ambiti.
Il governo scozzese, infatti, decide in autonomia come allocare i soldi a sua disposizione.
Per questo motivo, anche se un taglio sui soldi destinati all’NHS in Inghilterra va a incidere sul budget generale a disposizione del Governo scozzese, tocca poi a questo decidere se questo taglio si ripercuoterà sulla sanità scozzese o se c’è possibilità di distribuire in maniera differente il denaro a disposizione, magari intervenendo su qualche altro tipo di spesa nell’area delle altre materie devolute.

Andando ad analizzare i numeri, il budget allocato dal Governo scozzese per sostenere l’NHS è aumentato negli anni e parrebbe non aver risentito particolarmente né degli investimenti, né dei tagli portati avanti in Inghilterra.
Il budget complessivo a disposizione del Governo scozzese è però nel tempo diminuito in termini reali, evidenziando come l’attuale formula che guida la distribuzione dei soldi non risponda efficacemente all’aumento dell’inflazione. Per questo motivo, qualora vincesse il NO, la revisione della formula di Barnett sarà sicuramente un tema su cui spingeranno non solo gli scozzesi, ma anche i gallesi e nord-irlandesi.

Ma una Scozia indipendente potrebbe garantire la gratuità delle prestazioni sanitarie e la medesima qualità del servizio? Alex Salmond ne sembra sicuro e addirittura propone di inserire il diritto all’accesso gratuito alle prestazioni sanitarie nelle nuova costituzione scozzese.

L’unione Tories e Labour, alleati sul fronte scozzese ma nemici in Parlamento a Londra, risulta di difficile gestione per stabilire la strategia di campagna da adottare nell’ambito dei temi del welfare.

A Londra i laburisti criticano le politiche Tories, ma in questo modo forniscono argomenti all’SNP che può dimostrare che solo in uno stato indipendente ci sarà la possibilità di salvaguardare il sistema sanitario nazionale.

YES Scotland può sfruttare questo involontario endorsement laburista per produrre materiali che, riportando i virgolettati degli avversari, avvalorano la tesi che le politiche UK siano una minaccia alla sanità scozzese.

Labour NHS

Alistair Darling, il politico laburista che guida il fronte del NO, rischia – durante il prossimo dibattito, previsto per il 25  Agosto – di ritrovarsi nella difficile situazione di dover in qualche modo difendere le politiche inglesi portate avanti dai Tories per evidenziare come non esistano rischi per la Scozia rispetto alla tutela del servizio sanitario pubblico.
Se lo farà, metterà però in difficoltà il suo partito a Londra, dove il dibattito sulle privatizzazioni è più che mai acceso e i sindacati (principali finanziatori del Labour Party) sono sul piede di guerra contro le decisioni di Cameron.

Darling NHS

Politicamente più agevole, potrebbe essere domandare come la Scozia – una volta diventata indipendente – potrà davvero garantire l’accessibilità l’alta qualità del servizio sanitario.
Inserire una clausola nella costituzione che obblighi al rispetto del diritto all’accesso gratuito al servizio sanitario – considerata anche l’anzianità della popolazione scozzese – implica o che ci sia un livello di tassazione adeguato per la creazione di un welfare universale o che inevitabilmente si finisca per tagliare le risorse destinate ad altri settori.

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